Lui è Luca, 10 anni. Luca Ha un disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

Luca è sempre stato descritto come un bambino distratto, che perde gli oggetti, dimentica i quaderni, non sta mai fermo.  Dopo la valutazione ha svolto un potenziamento dei processi cognitivi che riguardano l’attenzione con uno specialista. La mamma ci racconta.

Come era Luca, da piccolo? ”Non stava mai fermo e non percepiva il pericolo: quasi da subito ho capito che c’era qualcosa di più di una normale agitazione. A due anni e mezzo, dopo una visita, il pediatra disse sorridendo: “Secondo me è ipercinetico”.

E all’asilo? “Furono tre anni molto impegnativi: tutti i giorni finiva in castigo, ne combinava di tutti i colori. E quando andavamo al parco era la stessa cosa.

Alle elementari andò meglio? “Inizialmente sì: gli piaceva trovarsi in un ambiente nuovo, con nuovi compagni. Ma continuava a faticare ad accettare le regole e i problemi si ripresentarono in fretta. Finalmente, in terza elementare, furono somministrati i test per diagnosticare l’iperattività, e Luca ne uscì con una certificazione di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), da rivalutare l’anno successivo”.

Lei come reagì alla diagnosi? “Per me fu un sollievo: da quel momento sapevo su cosa avrei dovuto lavorare, dove avrei dovuto indirizzare i miei sforzi. E avevo avuto la conferma che se Leo era un bimbo molto agitato, non era perché io fossi una “cattiva madre”.Luca ora è migliorato molto: continua ad avere difficoltà a concentrarsi e quando studia ha bisogno di pause, ma abbiamo imparato a usare strategie efficaci. Ci arrabbiamo meno, siamo più consapevoli: la cosa più sbagliata da fare, con i bimbi iperattivi, è sgridarli e punirli continuamente. Certo, il bisogno di Luca di scaricare la tensione non si esaurirà.

Che cosa bisognerebbe fare? “Farsi aiutare da uno psicologo capace e farsi suggerire delle strategie utili: da soli non è possibile farcela. Bisogna avere molta pazienza, rivalutare tutto il proprio metodo educativo e lavorare molto sulla gratificazione del bambino. Le mamme di figli iperattivi non devono farsi condizionare dai giudizi spietati che possono ricevere dagli altri genitori: devono essere consapevoli che, continuando a lottare, la situazione migliora”.